Il neuroma di Morton consiste in un ispessimento del nervo interdigitale dovuto ad una fibrosi perineurale, ovvero la formazione di tessuto cicatriziale fibroso.
La causa di questa fibrosi è la frizione sul nervo delle ossa metatarsali. Solitamente il neuroma di Morton è localizzato nello spazio interdigitale tra il terzo ed il quarto metatarso, poiché a questo livello le ossa metatarsali sono più mobili. Meno frequente è la localizzazione tra il secondo ed il terzo metatarso, mentre rare sono le localizzazioni nei restanti spazi interdigitali.
La definizione “neuroma” di Morton è quella più utilizzata, ma tale terminologia può essere fuorviante poiché potrebbe far pensare ad una patologia neoplastica. È per questo motivo che nel tempo si sono cercate definizioni più appropriate: nevralgia di Morton, metatarsalgia di Morton, neurite interdigitale, neuropatia di Civinini-Durlacher (il medico italiano Filippo Civinini fu il primo a descrivere “un nervoso rigonfiamento alla pianta del piede” nel 1835, succesivamente il chirurgo inglese Lewis Durlacher e il chirurgo americano Thomas Geroge Morton definiscono dettagliatamente la patologia).
Il sintomo principale del neuroma di Morton è un dolore intenso alla pianta del piede che può essere associato a bruciore, ad una sensazione di scossa elettrica, a formicolio o intorpidimento della punta del piede.
I fattori di rischio sono rappresentati da scarpe strette o con tacchi alti, alcuni sport come la corsa (possono causare microtraumi ripetuti ai piedi), una predisposizione anatomica del paziente.
Colpisce prevalentemente le donne di età compresa tra i 25 e i 50 anni.
Il test per diagnosticare il neuroma di Morton consiste nell’afferrare l’avampiede con una mano avvolgendo i metatarsi e comprimendolo dai due lati, mentre con il dito indice dell’altra mano si effettua una pressione nella zona interdigitale interessata. In caso di positività del test si avvertirà un “clic” (segno di Murder) e un dolore acuto.
Il trattamento del neuroma di Morton è in un primo momento di tipo conservativo. Fisioterapia (ultrasuoni a freddo, laserterapia o tecarterapia) e infiltrazioni locali di anestetici e cortisonici possono risolvere la sintomatologia. Qualora i sintomi persistano alla terapia fisica e medica, il paziente dovrà sottoporsi ad intervento chirurgico.
Esistono tre procedure chirurgiche:
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